lunedì 16 novembre 2015

Commento Quinta Giornata

Il rosso e il grigio.

A.C. Mengaroni - F.C. Ponte :  2 -0

C'era una volta una palla.
E un campo dietro la chiesa. O un prato vicino alla ferrovia, o semplicemente una strada, la porta di un garage o lo spazio indefinito fra 2 alberi. I bambini giocavano, indifferenti e incuranti di tutto quello che accadeva fuori da quel piccolo universo, correvano, sudavano, calciavano, urlavano. L'unica legge era dettata da quella palla e ognuno lasciava la sua storia, la sua vita, fuori da quel campo. Per pochi minuti o interminabili ore nessun'altra realtà esisteva. 
Avremmo voluto che fosse sempre così. Vorremmo fosse ancora così. Vorremmo indietro quella spensieratezza, quelle giornate infinite, quella voglia di vivere. Quella palla, solo e soltanto quella palla.
Ma al risveglio del sabato, dopo il frastuono di una notte pazza e incredibile, dobbiamo convivere con il dolore, lo sgomento e la paura. La follia di una guerra che guerra più non è, una violenza infame e subdola, una barbarie ignobile e meschina. Morte e sciagura nel nome di dio e del petrolio, della libertà e del potere, della democrazia e della schiavitù: nomi che hanno lettere diverse, ma che oggi hanno su questo pianeta lo stesso triste colore, il rosso del sangue versato sulle strade e sulle piazze, sangue di uomini uccisi da altri uomini.
Inorriditi e pietrificati, ci teniamo stretta quella palla, quel microcosmo felice dove tutto il male del mondo rimane fuori ad aspettare la fine della partita. Ci teniamo il saluto sportivo dei nostri avversari, l'abbraccio fraterno del nostro compagno, la stretta di mano serena all'arbitro. Scusate se spegniamo il cervello, ma preferiamo giocare. Vogliamo giocare, nonostante il sangue.
E in un grigio sabato pomeriggio abbiamo giocato. Purtroppo non estranei a tutto, purtroppo con un peso in gola, purtroppo non più felici come bambini. Una partita grigia, spenta e sottotono. Ma per fortuna l'abbiamo giocata.
Due squilli davanti sono bastati a dimenticare il minuto di raccoglimento e di dolore, a domare l'avversario, a portare a casa punti importanti. Che poi il Menga abbia concesso qualcosa all'inizio, abbia sprecato molto dopo, abbia condotto la partita senza troppi patemi, oggi forse ci interessa meno. Preferiamo ricordare la gioia dopo il gol, i sorrisi dei compagni in campo, le birre insieme al circolo, i messaggi ironici sul gruppo, le patate mosce e crude sul tavolo, il vocale della domenica mattina.
Ogni gesto bello, pulito, innocente ci allontana un po' di più dalla paura, dalla vergogna e dallo strazio del sangue che scorre senza fine. Ci teniamo stretto tutto il meglio, non per dimenticare il resto, ma per ricordarci che c'è ancora un sorriso, ci sono gli amici, c'è ancora tanto splendore nelle nostre vite.
Ci teniamo stretto tutto quello che ci regala il nostro sport, perché anche questo è il buono da cui ripartire.
Perché arrabbiati o impauriti, magnanimi o intolleranti, Salvini o Terzani, Oriana Fallaci o Gino Strada, oggi da qualcosa dobbiamo comunque tutti ripartire, con un po' di coraggio in più.
E anche la palla che rotola dentro la rete è ancora oggi il simbolo della gioia di quando eravamo bambini. E quella gioia è il nostro messaggio, il nostro augurio, il nostro impegno.
Forza Parigi!!

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