Muraglia - A.C. Mengaroni : 1 - 0
Toglie l'anima. Lentamente, durante tutta la stagione, ogni settimana, ogni partita.
Nutre di emozione, entusiasmo, speranza. Alimenta sogni, autostima, fiducia.
Ma piano piano chiede il conto, prosciuga, spolpa. Vuole bestemmie, imprecazioni, ingiurie. E toglie l'anima.
In questa stagione difficile e ondivaga il Menga ha incontrato salite e discese, come su un ottovolante che lo ha portato a un passo dalla vetta prima, e quasi fuori dai playoff poi. Dagli entusiasmi di novembre alla crisi di marzo è stato un turbinio di emozioni, divertenti certo, ma fortemente impegnative.
La conquista del quinto posto infine, celebrata con mesta soddisfazione, sembrava poter essere il viatico per un cammino finale più entusiasmante. Invece la strada si è interrotta qui, in una partita giocata con coraggio e passione, condotta e dominata per lunghi tratti, al cospetto di un avversario coriaceo ed esperto, ma costretto alle corde fino al fischio finale.
Il Menga gioca gli ottavi di finale con un ardore e una determinazione di altri tempi, pressando e ripartendo con ritmo, chiudendo ogni varco, lottando su ogni pallone. La partita resta in equilibrio per 30 minuti, anche se in questa mezzora i bianco-blu arrivano al tiro molto più pericolosamente degli avversari, costruendo almeno 3 buone conclusioni con Baio, Ferro e Capitan Gennari. Purtroppo la mira non è delle migliori, e qui entriamo di prepotenza nel cuore del problema Mengaroni. Il gol.
30 minuti di parità, dicevamo. In questi casi solo errori o grandi giocate spezzano la monotonia. Nel nostro caso è una brutta palla persa a centrocampo a spianare la strada al contropiede di Muraglia: Rocchi si invola verso Andri e lo trafigge segnando l'1-0.
Da questo momento inizia il monologo del Menga, assolutamente determinato a non perdere. La squadra sprigiona un'energia incredibile, gioca con fiducia e aggressività, ogni giocatore chiamato in causa ha qualcosa da dire e da dare. Ragazzi encomiabili.
Immediatamente dopo lo svantaggio Verdo anticipa il difensore in area e viene scalciato, ma l'arbitro sorvola e nega un rigore evidentissimo. Appena 2 minuti dopo, invece, Berto incoccia in area sul proprio marcatore, l'arbitro assegna il rigore, che non c'è, ma tra lo stupore generale, dopo minuti di proteste decide di annullarlo. Chissà, forse il quarto uomo avrà rivisto la moviola a bordo campo...
Appare chiaro che la giornata è di quelle strane, serve qualcosa di eccezionale per stravolgerla e il Menga ci va vicino, molto vicino. Ma non abbastanza.
La ripresa continua a mille all'ora, Muraglia prova a replicare alla pressione continua del Menga, ma non riesce ad articolare contropiedi pericolosi. I biancoblu invece vanno ad un soffio dal pareggio con Burro che, ben pescato in area, salta il portiere con un pallonetto, la palla rotola verso la porta, ma viene spazzata via da un difensore. Burro è invece costretto ad uscire per un problema muscolare, partita finita.
Che la sfiga ci veda benissimo e che oggi abbia puntato con precisione diventa chiaro negli ultimi 20 minuti, quando ogni tiro verso lo specchio viene deviato, rimpallato, respinto. Una marea di palle vengono buttate in area, ma nessuna si sviluppa in una conclusione pulita a rete.
A 10 minuti dal termine Turro trova una spettacolare girata da posizione defilata, ma la sfera si infrange sulla traversa, rimbalza a terra ed esce dallo specchio. Ad una manciata di secondi dal termine Capitan Gennari colpisce con potenza tracciando un diagonale da sinistra diretto verso il secondo palo, ma anche questa volta il legno sputa via le speranze di pareggio.
Fino all'ultimo secondo, con ogni briciolo di energia rimasta, il Menga attacca a spron battuto. Muraglia replica negli inevitabili spazi creatisi, ma non riesce a chiudere il match, lasciando viva la speranza menghina, che va esaurendosi mestamente nei 2 minuti di recupero, dopo che Galli respinge anche l'ultimo buon tiro.
Fischio finale. Sconfitta amara. Toglie l'anima.
Una partita frustrante, maledetta e da maledire. Giocata bene, dominata per lunghi momenti, dove si è pagato a caro prezzo un unico errore e dove non si è mai trovata la rete, per sfortuna e per demerito.
E questo è indubbiamente il problema più grosso del Menga: il gol. Problema perdurato per buona parte della stagione e tornato a straziarci nel momento più importante. Abbiamo pagato a caro prezzo la poca confidenza con l'essenziale protagonista di questo sport, l'unico che alla fine conta qualcosa, e ovviamente siamo usciti.Senza gol, si può giocare divinamente, ma si perde.
E il calcio diventa incubo. Toglie l'anima.
Finisce un'altra stagione intensa, forse poco positiva sul piano sportivo, di certo non all'altezza delle nostre attese. Personalmente sono sfinito, esausto e ovviamente amareggiato da questo finale.
Ogni anno è sempre più duro, il campionato ha un livello sempre più alto, la nostra rosa è ancora più ampia. Giornate trascorse a studiare preparazioni, allenamenti, formazioni. A pensare alle reazioni emotive dei singoli, a coccolare qualcuno, a rimproverare altri. Bastone e carota, ma non deludere nessuno, mai, coinvolgere tutti, sempre, infondere coraggio, tirare fuori il meglio, ascoltare le opinioni di ognuno, le critiche di tutti.
Energie mentali e fisiche che se ne vanno, tensioni e ansie che si arrampicano sulle spalle e restano aggrappate lì, senza sosta, e per quanto corri, per quanto ti sbatti, te le porti tutte dietro fino alla fine.
Il calcio toglie l'anima.
Ma quando questa squadra venne fondata, solo 2 furono i motivi che mi spinsero a buttarmi nell'avventura: rimanere ancora sul (bordo del) campo e condividere il bello di questo sport con un gruppo di amici.
A calcio gioco ormai poco e male, ma per fortuna ho trovato un fantastico gruppo di persone speciali, che ogni stagione, anno dopo anno, nonostante le beghe e le difficoltà, trasformano ancora questa impresa titanica in un viaggio unico ed emozionante. E soprattutto pieno di birra.
Grazie ragazzi, grazie Schiara, Ale, Andri, Cecco, Dona, Diego, Borvo, Baio, Bure, Schino, Mazza, Verdo, Berto, Turro, Massi, Ferro, Faber, Burro, grazie Capitano, grazie a tutti.
Questo fottuto maledetto calcio toglie l'anima, ma spesso ripaga bene.
Rimane sempre e soltanto il solito vecchio tarlo: vincere il campionato. Quando si ricomincia??
Sempre e soltanto... Forza Mengaroni!!
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